denis magro
Il dolore nell'Arte o l'Arte del dolore?
„Dopo aver acceso la lampada vedo improvvisamente la mia ombra enorme che va dalla parete al soffitto. E nel grande specchio sopra la stufa vedo me stesso, il mio stesso volto spettrale. E vivo con i morti, con mia madre, mia sorella, mio nonno e mio padre, soprattutto con lui. Tutti i ricordi, le più piccole cose, vengono alla superficie.“
Edvard Munch
Consiglio l'abbinamento di questo pezzo alla lettura , per poter empatizzare con l'articolo. 🎧
Iniziamo da questo grande Artista che ha segnato la storia dell'Arte , un pittore... ma prima un uomo che ha attraversato la sofferenza e l'ha trasposta nelle tele, tramite le sue malinconiche pennellate .
Dapprima la perdita della madre , mancata giovanissima a causa della Tubercolosi, poi la scomparsa prematura della sorella Sophie, la favorita da Edvard , anche lei vittima della stessa malattia .
Tutto ciò colpì ovviamente il rimanente nucleo famigliare , il padre appassì pian piano , trasformando la tristezza in depressione , che cercò di colmare con l'abuso di alcool.
Un'esistenza tragica , un appuntamento funereo troppo prematuro , un tetro seme piantato in una fertile terra , ha segnato ed impregnato una mente appena sbocciata.

Le sue opere sono un "Urlo" di disperazione , grida di colore , lacrime ad olio.
Questa tela piange! quindi non solo il tema , Munch usò il diluente per far colare la vernice , affinchè emulasse il pianto .
Il padre lo spinse agli studi di ingegneria , che poco dopo abbandonò , morì lasciando questo meraviglioso essere umano , questo artista forgiato dal dolore , solo con la sua arte , sublime e sublimata dal suo supplizio .

«Camminavo lungo la strada con due amici quando il sole tramontò, il cielo si tinse all'improvviso di rosso sangue. Mi fermai, mi appoggiai stanco morto a una palizzata. Sul fiordo nero-azzurro e sulla città c'erano sangue e lingue di fuoco. I miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura... E sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura.»
Quando all'età di 80 anni si spense, i parenti potettero andare nella sua stanza , chiusa da anni , e li vi trovarono l'eredità del suo dolore nell'arte , 1008 dipinti, 4443 disegni, 15.391 stampe, 378 litografie.
Oslo , 23 gennaio 1944.
La malinconia ha questo di diabolico, che non solo ti fa ammalare, ma ti monta la testa e ti rende miope o addirittura superbo.
Hermann Hesse, uno dei miei autori prediletti scrisse questa frase , nulla di più vero!
Qui sotto una sua poesia :
Sono una stella del firmamento che osserva il mondo, disprezza il mondo e si consuma nella propria luce.
Sono il mare che di notte si infuria, che mare che si lamenta, pesante di vittime che ad antichi peccati, nuovi ne accumula.
Sono bandito dal vostro mondo cresciuto nell'orgoglio e dall'orgoglio tradito, sono il re senza terra.
Sono la passione muta in casa senza camino, in guerra senza spada e ammalato sono della propria forza.

Ma lista è davvero molto lunga , Vincent Van Gogh, Jean Michel Basquiat, Francis Bacon, Jackson Pollock, Michelangelo, Francisco Goya, Mark rothko, Claude Monet , Giorgio De Chirico , Amedeo Modigliani , Egon Schiele e tanti altri.
Non solo tormentati dal dolore, ma anche dalla follia... in alcuni casi... ma di questo ne parleremo in un altro articolo.
Quando si insinua questa emozione , troppo spesso diventa delizia , diviene carburante per l'insaziabile motore dell'arte , che brucia virulento dentro ,stermina pensieri e poi come cenere si alza col vento , ma non è morte eterna , diviene rinascita infinita , come un terreno arso dalle fiamme , tornerà ancor più fertile , di idee , pensieri , sensazioni , di opere.

Una miriade di Artisti hanno trovato la vita nell'Arte, un terapeuta paziente a cui raccontare per non dimenticare, quadri, libri, fotografie, sculture, appesantite dal vuoto esistenziale dei loro stessi creatori .
Opere pedanti , scrigni eterei , atemporali custodi di segreti , decomposizioni putride di animi che hanno rincorso un sole mai nato.
Dal vuoto nasce la pienezza , dal silenzio il frastuono , dal dolore l'arte.
Un connubio inesplicabile, se non con una grande empatia dinanzi ad i frutti maturati da queste menti, provate a sedervi davanti a queste opere , in silenzio e con il vuoto dentro,
con il dolore.. sentirete la pienezza unirsi al frastuono , inebriandovi d'arte.
Ho pensato che fosse interessante , parlare non solo del passato , ma anche del presente
perciò ho voluto porre delle domande ad un altro Artista Trevigiano : Ael Redro Mecfones Scrittore e pittore , di cui consiglio vivamente la lettura del romanzo : Nero e Fondente , che troverete anche su Amazon.

Allora iniziamo :
Come ha influito il “dolore” nella tua attività artistica?
ho intuito prima il dolore nella mia vita, della quale l'arte fa parte, ma non l'ho realmente capito, solo l'arte mi ha permesso di farlo. Non per niente si parla di "pathos" e "logos" cioè "sofferenza della parola". La sofferenza spacca e l'arte è il supremo tentativo di ricomporre l'unità distrutta. L'arte è nota per la sua armoniosità infatti. Credo che il dolore mi abbia influenzato perché esso NECESSITA DI ESSERE ESPRESSO PER ESSERE COMPRESO. È una richiesta di aiuto al sé collettivo che tutti possediamo. Il dolore mi ha sfregiato, come una tela di un Fontana. Esso mi ha permesso di scavare nel fondo e portare alla luce dei tesori. L'ansia di vivere ha funto da spinta endogena per questa pericolosa immersione.

Qual’è l’opera che più rappresenta o ha rappresentato questo stato d’animo?
il mio romanzo "Nero e fondente", una tortuosa cannibalegia di sentimenti ed incanti. Prosastico, orgiastico, scurrile ed impetuoso, fragile come i cari ragazzi che giocano con la loro vita al camposanto, una commedia dove si ride sgozzati con l'archetto del violino al collo. Una sinfonia in carne ed ossa, come qualcuno ebbe a dire. Eppure è un inno alla vita, pur deforme ed infetta.
Nella pittura vago da uno stile all'altro, è evidente, riesco ad usare la materia per imprimere sulla materia ciò che non è materia. Si chiama arte. I miei dipinti surreali sono quelli a me più cari, concretizzano un automatismo inconscio quasi angosciante. Eppure il loro cromatismo è talmente intenso! È la morte, l'abisso che dà senso alla vita, una tenue e sottile pellicola come una corteccia cerebrovegetale, pregna di profumi oleosi.

parlaci di questa opera
"Nero e fondente" è una cannibalegia di un autore fagarese che mistifica anche il proprio nome. Definito "colto, ricolto e perverso" , pare quasi che l'autore, cioè io, si creda un demone, il cui vero nome non può essere pronunciato. Si va dalle apparizioni in Rovarè nel 1795 alle vicende di un gruppetto di debosciati che fa capannello attorno alla propria fossa. E là incontreranno Subbushatt, la Faraona delle due Terre, il Demiurgo dell'ottavo Giorno. Operò dopo il riposo di Dio, iniquamente. Subbushatt è Autopoietica, Neotenica ed Ossimorica. Acronimo A.N.O. motivo per il quale si trasmette tramite rapporti anali. E deve mantenersi calda e liquida, come i serial killer, bestie nelle quali trasforma le sue vittime evitando la cooling-off time grazie al Corvo, manifestazione inversa della Santa Trinità. Sarà Diego, grazie ai rituali bizzarri de Il Grande Masturbatore a sconfiggerla. Amen.

come ti sei sentito mentre producevi questa opera ed alla sua conclusione?
mentre producevo speravo che tutto ciò mi avrebbe salvato, io stesso non ho idea del dolore che mi ha condotto a scrivere anche, e soprattutto, fra le righe. Era una sorta di horror vacui, l'inchiostro avrebbe tamponato i fori di calce che legavano i mattoni dell'architrave della mia vita. Voglio dimenticare i giorni passati solo con le gambe rannicchiate mentre Subbushatt mi parlava, eppure scorgo una sorta di eleganza anche nel non-scritto, le frattaglie che ho tolto dal blocco per definire la mia identità. Le vedo ancora adesso.
Terminarlo mi ha dato una grande soddisfazione, è stato un parto ben riuscito, doloroso certo, ma la mia creatura è ora eterna. Ho come vomitato un bolo di piume di Corvo e colla che mi costipava.

parlaci del processo con cui elabori questa sensazione e la concretizzi nell’arte
Sono un mistico, forse un po' cialtrone ma pur sempre mistico. La letteratura sa di sé tutto ciò che non le basta, dico io. È un processo pneumatico, la forza risucchia a sé ciò che vuole, e che non le basta mai. Per cui ci saranno infiniti capolavori, nulla è più noiosamente imprevedibile dell'immaginazione umana.
Io non capisco cosa ci sia dentro me, ma so che viene sistematicamente aspirato -abduction - da una forza superiore ed inferiore ove il centro sono io. E non ne godo. Sono nell'occhio del ciclone. Impugno penna e pennello e lascio che il mio sé mi guidi altrove, in un altro DOVE.

riflessioni su questo connubio
credo che il "pathos" nel senso di "passione" e "sofferenza" sia fondamentalmente una lagnosa pietanza squisita. Questa colla tiene saldi, eppur sempre in movimento, il gusto, il dolore e la ricerca di darne un'espressione. Van Gogh lo sapeva bene, spesso la patologia è associata all'arte, genera una spinta endogena che si tramuta in un movimento d'azione. La chiave è il mutamento; la paura è il prezzo della immaginazione, e la si esorcizza dandole una forma.
L'ARTE È UNA CONDANNA A VITA Ael Redro Mecfones

Arriva prima l'Arte o la sofferenza? arriva prima la vita , sono loro ad appartenere entrambe ad essa.
Il modo di percepirla è differente per ogni individuo , c'è chi vede nel mare la mestizia e chi invece la festosità , chi non scruta nient'altro che un'enorme specchio salino e chi infine vi trova un libro che mai lesse , scritto nei giorni in cui si scriveva la vita stessa , nei quali i primigeni non ancora nati, venivano partoriti .

Qualunque sia la scelta artistica, dalla pittura alla fotografia , dalla poesia alla scrittura , dalla musica alla scultura , vi saranno sempre sensazioni ed emozioni terrene, terrestri,
come le fagliature più profonde in un'Estate arsa.
L'aridità in questa caso scava ed inaspra , rode e corrode , come un pianto post-primaverile dissacra e massacra, erodendo granello dopo granello ogni fibra dell'essere, privando delle vesti , scopre gangli vividi, infuocati, stagnanti di liquido vitale ; quando si riversa, sgorga vulcanea l'arte .
Denis Magro

A lunedì prossimo 😘
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